Incontri Teatro

14/12 – “Atto di Dolore” al Teatro al Parco

14 DICEMBRE ORE 21
TEATRO AL PARCO

dai 14 anni

Di e con Riccardo Lanzarone
Musiche Valerio Daniele
Assistente alla regia Barbara Petti
Scene Paolo Romanini
Costumi Luci
Produzione Solares Fondazione delle Arti
Teatro delle Briciole
Col sostegno del Trac Residenze Teatrali
Factory Compagnia Transadriatica

“Il mio crimine è stato quello di essere nato e cresciuto in una famiglia di tradizioni mafiose, e di aver vissuto in una società dove tutti sono mafiosi e per questo rispettati, mentre quelli che non lo sono vengono disprezzati.” (Leonardo Vitale)

Leonardo Vitale nasce in una famiglia affiliata a cosa nostra, lo zio paterno Giovanbattista detto “Titta” è alla guida della cosca mafiosa di Baida dove Leonardo si forma come uomo di mafia trovandosi anche costretto a uccidere.

Il 29 marzo 1973 dovrebbe essere una data storica per l’Italia, ma in realtà nessuno la ricorda, nessuno ne mai parlato, tranne Giovanni Falcone 20 anni dopo.

Quel giorno Vitale si presentò alla questura di Palermo e dichiarò che stava attraversando una crisi religiosa e intendeva cominciare una nuova vita; si autoaccusò di due omicidi, di un tentato omicidio, di estorsione e di altri reati minori, e fece i nomi di Salvatore Riina, Giuseppe Calò, Vito Ciancimino ed altri mafiosi, collegandoli a precise circostanze, e rivelò per primo l’esistenza di una “Commissione”, descrivendo anche il rito di iniziazione di cosa nostra e l’organizzazione di una famiglia mafiosa.

Quelle dichiarazioni lo trasformarono nel primo e ultimo “pentito di mafia”, i casi noti degli anni ottanta e novanta hanno un’altra natura e un altro nome e sono passati alla storia come “collaboratori di giustizia”: mi pento per avere in cambio la protezione, mia e della mia famiglia. Leonardo Vitale si pente in preda a una crisi religiosa, vuole chiedere scusa a Dio, denuncia per pulirsi la coscienza e ricominciare una vita nuova.

Quelle dichiarazioni portarono all’arresto di quaranta mafiosi delle borgate palermitane, ma la metà di questi si resero latitanti o furono rilasciati qualche tempo dopo per insufficienza di prove.

Lo stesso Vitale finì nel carcere dell’Ucciardone per le sue dichiarazioni, dove venne sottoposto a numerose perizie psichiatriche e dichiarato seminfermo di mente, affetto da schizofrenia, venendo rinchiuso nel manicomio criminale di Barcellona Pozzo di Gotto.

A quel punto le sue, erano solo le parole di un pazzo che coincidevano col boom dei manicomi e delle sperimentazioni psichiatriche come l’elettroshock.

Così il 29 marzo 1973, l’Italia avrebbe potuto conoscere il suo primo pentito di mafia e invece quello è il giorno in cui un uomo sano, pentito delle sue azioni entra dentro la casa dello stato, consegna informazioni molto scomode, e diventa pazzo.

Atto di dolore vuole essere un viaggio dentro la mente di quest’uomo, dai suoi primi passi nel modo mafioso al calvario del manicomio e delle torture fino al giorno in cui riacquista la libertà e viene ucciso da cosa nostra per aver violato le leggi dell’omertà.

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