JOSEF NADJ
OMMA
ARENA SHAKESPEARE
23 giugno, ore 21:15
con Djino Alolo Sabin, Timothé Ballo, Abdel Kader Diop,
Aipeur Foundou, Bi Jean Ronsard Irié, Jean-Paul Mehansio,
Marius Sawadogo, Boukson Séré
luci Rémi Nicolas
musica Tatsu Aoki & Malachi Favors Maghostut, Peter Brötzmann & Han Bennink,
Eureka Brass Band, Jigsaw, Lucas Niggli, Peter Vogel
coreografia Josef Nadj
Sono otto, in giacca e pantaloni neri, un’allusione alla silhouette senza tempo di Josef Nadj. Prestando loro il suo costume, egli sfida ogni danzatore a non seguire le sue orme, ma a rivelare la propria singolarità. Omma è innanzitutto una storia di condivisione e di trasmissione.
In questo nuovo lavoro, il coreografo ungherese ha messo insieme un gruppo di otto ballerini provenienti da Mali, Senegal, Costa d’Avorio, Burkina Faso, Congo Brazzaville e Repubblica Democratica del Congo. Il pezzo è intriso di altrettante influenze, movimenti, culture e storie. Insieme, formano un unico corpo – nero, o fekete, come dicono… in ungherese. Un corpo plurale in cui ognuno afferma il proprio linguaggio, la propria identità, la propria danza; un accattivante loop di interazioni tra gruppo e individuo che ci conduce, inevitabilmente, all’essere umano nella sua universalità.
Un vero ensemble che ha preso forma durante un processo creativo pieno di fiducia, condivisione e rispetto, tanto da trasmettere al pubblico tanto il piacere e la generosità del singolo interprete quanto l’armonia che emana il collettivo. La forza di Omma sta nel grado di coinvolgimento del gruppo e nella veridicità del pezzo che hanno creato. Per Josef Nadj era necessario focalizzarsi sul corpo e sul movimento, salvando solo l’essenziale.
Questo principio di semplicità si estende sia al palco, lasciato volutamente spoglio, sia al sound design, un mondo di respiri, voci, silenzi e ritmi jazz inebrianti. Sulla scena bastano corpi, luce e suono, senza artifici.
Omma risale indubbiamente alle radici della danza, con il movimento come essenza e l’universo come orizzonte. In altre parole, Omma è una ricerca dell’origine della coreografia, che cerca di dimostrare l’ipotesi di Josef Nadj: la danza è nata insieme all’umanità. E se così fosse, tornare all’origine della danza e del movimento non equivarrebbe tornare all’origine dell’universo? È con questo in mente che il coreografo plasma la materia prima fornitagli dai suoi danzatori e costruisce con loro e con i loro corpi una danza condivisa, plurale e risolutamente universale.
Josef Nadj ha spinto i suoi artisti in un viaggio alle radici della danza che potrebbe rivelare l’equilibrio del nostro universo. Facendo eco al cerchio della vita, questo nuovo pezzo apre lo sguardo su una cosa essenziale: la nostra capacità di guardare ciò che ci sta di fronte per poter vedere meglio ciò che abbiamo dentro, in un destino che ci accomuna. Ecco che l’origine greca di Omma risplende di nuova luce: “occhio” ma anche “ciò che si vede o si guarda”. Un invito a tenere svegli i nostri sensi per immortalare questa danza, dedicata alla genesi dell’umanità.
Marylène Malbert