COMPAGNIA ZAPPALÀ DANZA
LA NONA
(DAL CAOS, IL CORPO)
ARENA SHAKESPEARE
4 luglio, ore 21:00
musiche Ludwig Van Beethoven, Sinfonia n°9 op.125 nella trascrizione per due pianoforti di Franz Liszt
danzatori Corinne Cilia, Filippo Domini, Anna Forzutti, Marco Mantovani, Sonia Mingo, Gaia Occhipinti, Fernando Roldan Ferrer, Silvia Rossi, Valeria Zampardi, Erik Zarcone
pianisti Luca Ballerini, Stefania Cafaro
soprano Marianna Cappellani
testi a cura di Nello Calabrò
scene, luci e costumi Roberto Zappalà
assistente scene e costumi e realizzazione Debora Privitera
assistente alle coreografie Maud de la Purification
direzione tecnica Sammy Torrisi
ingegnere del suono Gaetano Leonardi
management Vittorio Stasi
assistente di produzione Federica Cincotti
direzione generale Maria Inguscio
regia e coreografia Roberto Zappalà
una produzione Scenario Pubblico/ Compagnia Zappalà Danza – Centro di Rilevante Interesse per la Danza
Premio Danza&Danza 2015 Produzione Italiana dell’Anno
L’ultima sinfonia di Beethoven è la fonte d’ispirazione per La Nona, lo spettacolo che Compagnia Zappalà Danza ha presentato come terzo step all’interno del progetto Transiti Humanitatis, utilizzata però non nella versione originale per coro, solisti e orchestra ma nella bellissima trascrizione per due pianoforti che ne ha fatto Franz Liszt ed eseguita in scena dai pianisti Luca Ballerini e Stefania Cafaro e dal soprano Marianna Cappellani che accompagnano i dodici danzatori della compagnia.
È sempre a partire dal corpo e dalle sue “storie” che Zappalà propone una riflessione sull’uomo e sull’umanità; sulla sua condizione di perenne conflitto e sulle speranze di solidarietà e fratellanza universale. L’umanità in transito è un’umanità in movimento; movimento è il contrario di immobilità, di immutabilità, di idee assolute e di assenza di dubbio. Il movimento è laico, come lo spirito di Beethoven e della sua musica. E la laicità del pensiero e dei comportamenti è alla base della creazione. L’umanità che danza nello spettacolo è un’umanità che si sviluppa da un processo di accumulazione, da un caos primordiale (come dice il compositore Sciarrino a proposito del primo movimento della sinfonia), da una pluralità di intrecci e microstorie conflittuali e “negative”, che sfociano, nella seconda parte, nella pacificazione dell’adagio e nella gioia finale del quarto movimento.
Accostarsi alla Nona di Beethoven, anche in questa versione “da camera”, è accostarsi alla Musica per eccellenza. E se la musica non può fare a meno del silenzio, il silenzio è anche il primo e ineludibile passo dell’ascolto e quindi del riconoscimento dell’altro; e il riconoscimento reciproco dell’altro è la via per la pacificazione sperata da Beethoven.