21 novembre 2020, ore 19.00 Facebook (TeatroDueParma) YouTube (TeatroDueParma)
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L’opera di recupero di materiali d’archivio iniziata nella primavera scorsa prosegue con Teatro Due Classic che proporrà ogni settimana sulla pagina Facebook (TeatroDueParma) e il canale YouTube (TeatroDueParma) la trasmissione di spettacoli che hanno fatto la storia del Teatro, insieme a documenti, immagini e materiali che contestualizzano la messa in scena. Primo appuntamento il 21 novembre alle ore 19.00 con lo spettacolo George Dandin di Molière diretto nel 2001 da Walter Le Moli e interpretato da Roberto Abbati, Paola De Crescenzo, Paolo Bocelli, Tania Rocchetta, Andrea Benedet, Laura Cleri, Francesco Siciliano e Cristina Cattellani.
La diretta sarà preceduta da un saluto di Paola Donati, Direttore di Fondazione Teatro Due e Walter Le Moli, regista dello spettacolo.
George Dandin di Molière
George Dandin è una delle più enigmatiche e misconosciute opere di Molière.
L’autore prende la vicenda da una sua vecchia farsa, una di quelle che egli recitava in provincia negli anni dell’apprendistato e nel primissimo periodo parigino, La gelosia dell’impiastricciato, e la rielabora apportando significative modifiche. In primo luogo, reduce da un avere propria conversione formale, abbandona il verso e, con rare accezioni, d’ora in poi scriverà solo opere in prosa; altra novità è la costruzione, intorno alle vicende dello sfortunato protagonista, di un intero universo sociale, un mondo nel quale l’infedeltà della moglie è considerata una sorta di diritto acquisito. La vicenda, infatti, narra di Dandin, un contadino arricchito che ha avuto la malaugurata idea, spinto da un’ingenua ambizione, di sposare una damigella nobile salvando la famiglia della sposa del fallimento economico. Ovviamente ne ottiene inevitabili corna, ma quel che è peggio è che non ha nemmeno la possibilità di dimostrarlo. Essendo di una classe inferiore, Dandin subisce la forza dell’influenza sociale, che è tale da divenire convinzione interiore e vincere l’evidenza della verità. Ed è qui che la farsa, come nelle cose più alte di Molière, sembra realizzare una volontà fatale: Dandin ha torto per principio ed è impossibile che gli riesca di uscire dal labirinto in cui si è cacciato; anche se scoprisse Angelica a letto con Clitandro avrebbe torto ugualmente e avrà sempre torto fino alla fine dei tempi. Nell’allestimento di Le Moli, gli interpreti di questa satira, a suo tempo necessariamente accusata di immoralità, si aggirano in una scenografia che riprende un esterno con sul fondo la parte frontale di una casa, e tutto illuminato solamente dalla luce di numerose candele, proprio come ai tempi di Molière.