con Maria Alberta Navello, Leandro Amato, Totò Onnis, Luigi Tabita
e con Tarcisio Branca, Bruno Crucitti, Francesco Guzzo, Daniele Biagini, Lorenzo Venturini
scene Franco Velchi
costumi Chiara Donato
musiche Matteo D’amico
artigiano della luce Luigi Ascione
regia Geppy Gleijeses
Lo spettacolo è dedicato a Mario Monicelli e liberamente ispirato alla sua prima regia teatrale
NOTE DI REGIA
È difficile catalogare, inserire in un genere Arsenico e vecchi merletti. Non è una farsa macabra, né una satira del giallo. Appartiene certamente a una tipologia di commedia da noi poco praticata e di cui non abbiamo riscontri autorali: “il Brillante”. Il motivo: per tradizione autorale o eredità diretta, i nostri generi sono tragedia e farsa. E la nostra farsa discende per i rami dalla Commedia dell’Arte. Eppure questo genere da noi quasi dimenticato ci ha donato delle perle rare se non rarissime come Arsenico e vecchi merletti. La catalogazione impossibile dell’opera oscilla per me tra Dark Comedy e Giallo-Rosa. Il suo autore, Kesselring, ci ha regalato quest’unica perla, ma veramente preziosa. Migliaia di repliche in tutto il mondo: debutto a Broadway nel 1941 (cinque anni di repliche) con Boris Karloff nel ruolo di Jonathan, film di Frank Capra nel 1944, debutto in Italia con la compagnia Morelli – Stoppa il 31 maggio del 1945, al Quirino un mese dopo la liberazione… Pura gioia e divertimento: in Arsenico i 24 cadaveri che giostrano non hanno alcuna disturbante materialità. Sono puro cartone come i finti polli arrosto delle comiche finali. E così i nostri personaggi, tutti, sono caratteri, sì, ma non hanno psicologie da approfondire, sono “stampelle vestite” o, se preferite, “vestiti che ballano”. E devono essere recitati attraverso un metodo “straniamento comico”. Tecnica pura, slapstick (in certi casi), divertimento assoluto. Un congegno di alta precisione, una meccanicità che si sublima nella genialità, nell’ebbrezza di un gioco tenuto costantemente sul limite del funambolismo. Poi potremmo fare discorsi molto più alti sul concetto qui esasperato di eutanasia (le ziette scelgono le loro vittime tra gli anziani abbandonati) e sarebbe del tutto lecito, ma noi vogliamo pensare all’Arsenico che da Cary Grant in poi abbiamo conosciuto, a quella commedia che le truppe americane adottarono come antidoto alla paura della morte nella seconda guerra mondiale. Nel 1992, da una delle migliaia di stanze d’albergo in cui ho soggiornato in una delle mie tante tournée, ebbi la sfacciataggine di telefonare a Mario Monicelli per proporgli la regia di Arsenico e vecchi merletti. Mi disse subito di sì, senza esitazioni. Era la sua prima vera regia teatrale e fu l’inizio di un grande sodalizio. Lo spettacolo fu uno straordinario successo. E a Mario voglio dedicare questa nostra impresa.
Ora ho la fortuna di dirigere due tra le più grandi attrici italiane: Annamaria Guarnieri e Giulia Lazzarini. Annamaria, straordinaria attrice prevalentemente drammatica, primadonna prediletta di Zeffirelli, Missiroli, Ronconi, si è prestata al gioco comico con una sapienza scenica ineguagliabile e Giulia, l’immensa Giulia, la musa di Strehler, raggiunge il sublime calandosi nei panni di Abby. Ci danno entrambe una lezione di stile e di gioco scenico a cui è pressoché impossibile trovare un paragone verosimile. Attorno ad Annamaria e Giulia agisce una bellissima compagnia, scelta da me con cura ed amore estremi. In quella edizione del ‘92 io interpretavo Mortimer, il ruolo che fu di Cary Grant. Una enorme responsabilità. Ma non potrò mai dimenticare il divertimento e la gioia che quello spettacolo mi procurarono, e sono certo che questa compagnia darà oggi al pubblico le stesse emozioni e, perché no, anche di più.
Geppy Gleijeses