“L’Ottocento e il mito di Correggio” – in Pilotta dal 14 novembre 2020 al 14 febbraio 2021 – è innanzitutto un omaggio a due figure per molti versi fondamentali della storia parmense: Maria Luigia d’Asburgo, Duchessa di Parma, e l’incisore Paolo Toschi. Vuole anche essere una soluzione virtuosa di un problema allestitivo di lunghissima data con cui si sono confrontati tutti i direttori dell’ex Galleria Nazionale. La Rocchetta, teatro di questa “mostra permanente”, infatti è uno spazio importantissimo dal punto di vista storico ma di difficile musealizzazione. Vi si trovano le pale del Correggio in un allestimento ottocentesco storicizzato e quindi inamovibile. Esse sono alla fine del percorso, però, cronologicamente decontestualizzate dalla produzione coeva e vengono dopo le opere del Settecento, esposte negli antichi saloni dell’Accademia.
Esiste da sempre un problema sul come giustificare tale collocazione che questo allestimento crede finalmente di aver risolto: il Correggio di questi spazi, in effetti, non è un Correggio pienamente rinascimentale, ma reinventato dal XIX secolo, a uso dei copisti dell’Accademia. Tirato giù dagli altari delle chiese in cui si trovava, è un maestro ormai borghese che il visitatore trova allestito ad altezza d’occhio per un dialogo a tu per tu. Per spiegare il senso di questo stravolgimento culturale, è stato perciò creato un percorso ricomprensivo, tipico di un museo contemporaneo cui è al contempo richiesta la narrazione della storia dell’arte e di quella delle collezioni. Con “l’Ottocento e il mito di Correggio”, quindi, il visitatore troverà spiegato il senso della rimozione delle opere dagli edifici sacri da cui provengono e – grazie alla esposizione per la prima volta al pubblico della pittura ottocentesca della Pilotta – il contesto artistico di questa reinvenzione.
Intorno ai quattro capolavori del Correggio – La Madonna con la scodella e la Madonna di San Girolamo più le due tele provenienti dalla Cappella del Bono – che con il Secondo Trattato di Parigi nel 1815 vennero restituiti a Parma dal Louvre dove erano confluiti per effetto delle requisizioni napoleoniche, la mostra presenta anche il meglio della produzione ottocentesca del Ducato, nell’epoca in cui questo Correggio “secolarizzato” diventa l’eroe della pittura nazionale parmigiana.
Andando alle date, dopo il 1815 il Palazzo della Pilotta rappresentò un rifugio adatto per accogliere il patrimonio d’arte che doveva essere ricomposto e valorizzato e per tale motivo si rese necessario effettuare un rilievo delle sale della Rocchetta e dei locali dove aveva sede l’Accademia di Belle Arti oltre che progettare l’ampliamento dello spazio espositivo nei vasti saloni adiacenti la Rocchetta, affidato agli architetti Nicolò Bettoli e Paolo Toschi, che con l’esposizione delle opere del Correggio nelle salette piccole della Rocchetta le affidano il ruolo di sancta sanctorum della quadreria luigina.
I lavori di ampliamento iniziano nel 1821 e terminano tra il 1835 ed il 1838. Ad unire il grande maestro rinascimentale e i capolavori ottocenteschi è Paolo Toschi, incisore raffinato, architetto e direttore dell’Accademia delle Belle Arti, fondata nel 1757 dal duca Filippo di Borbone, poi fortemente sostenuta dalla Duchessa. Toschi ottenne che le due pale e le due tele diventassero strumento di esercizio per gli allievi della sua Accademia che vennero quindi poste su strutture che le rendessero orientabili per favorirne l’illuminazione, ovvero la visione con ogni luce. Toschi aveva diffuso, grazie alle incisioni su rame, l’opera di Correggio in tutta Europa, contribuendo alla fama del maestro e della città. Suoi sono gli acquerelli che riproducono gli affreschi del Duomo e di San Giovanni che si ammirano in mostra tra le due pale, alcuni inviati alla Grande Esposizione di Londra del 1855 a rappresentare l’arte del Ducato. Molte delle sue opere e dei suoi allievi sono perciò esposte in queste sale in contrappunto con gli originali rinascimentali, restituendo al visitatore il senso di una reinvenzione culturale e artistica di primaria importanza per la storiografia dell’arte italiana.
La sua era una visione dell’arte di Maria Luigia, che risentiva di un gusto neoclassico di ascendenza ancora imperiale, aperta però al nascente gusto romantico per i soggetti storici e per la natura. In mostra, appartiene al primo filone l’opera di Francesco Scaramuzza rappresentata da una monumentale Silvia e Aminta, inviata nel 1862 ad illustrare Parma all’Esposizione Universale di Londra. Più accondiscendenti al gusto romantico sono i due magnifici Rebel acquistati direttamente da Maria Luigia, le due monumentali tele di Giuseppe Molteni, altro pittore “ufficiale” del ducato luigino mentre la piccola opera di Ferdinando Storelli rappresenta l’estetica di quella che la duchessa volle una longeva e significativa scuola parmense di pittura di paesaggio.
Uno degli ambiti in cui si espresse maggiormente la committenza luigina fu senz’altro quello della pittura religiosa, improntata a una concezione paternalista dello Stato. Le iconografie misericordiose, infatti, o celebranti le attività di elemosina o le elargizioni sovrane si moltiplicarono a dismisura e videro attivi gli artisti ufficiali della corte. Valgano per tutti il San Giovanni Battista di Francesco Scaramuzza e il David con la testa di Golia di Enrico Barbieri. In diverse opere il riferimento ai maestri della pittura emiliana appare declinato in chiave “nazionalistica” di esaltazione del genio parmigiano. Che è anche genio e celebrazione dell’artista, come esprime la fioritura del genere dell’autoritratto. Ma la contemporaneità irrompe anche nell’antico Ducato costringendo la cultura accademica parmigiana ad emanciparsi. Ecco che la pittura di paesaggio risulta focalizzata ormai sulle forze – naturali e quindi scientifiche – che caratterizzano la universale vastità del reale. Le spettacolari tele di Alberto Pasini, come i diaporama del tempo, riproducono in chiave immersiva i paesaggi esotici in cui si svolgeva la vita dei popoli più remoti. Cecrope Barilli intanto ricerca l’esotico nascosto nel primitivo di classi popolari dedite a forme di esistenza analoghe a quelle delle terre colonizzate, mentre un universo tutto nuovo è quello introdotto da Amedeo Bocchi. Ed è già un entrare nel nuovo secolo.
Per precisa scelta strategica del Direttore Simone Verde, questa mostra, dopo il lungo periodo espositivo si trasformerà in sezione definitiva della grande pinacoteca della Nuova Pilotta. Alle pareti resteranno le opere con i relativi pannelli espositivi, mentre l’ampio corredo documentario di approfondimento e confronto proposto dalla mostra temporanea resterà documentato dal catalogo scientifico dell’esposizione.
ELENCO OPERE L’OTTOCENTO E IL MITO DI CORREGGIO
32. ROCCHETTA VISCONTEA E MARIA LUIGIA
Giuseppe Molteni Affori (MI) 1800 – Milano 1867
Ritratto del pittore Giovanni Migliara, 1829
Olio su tela
Parma, Accademia di Belle Arti, donato dall’autore nel 1830
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Giuseppe Molteni Affori (MI) 1800 – Milano 1867
Fanciulla che addita a un vecchio l’erma di Maria Luigia, 1831
Olio su tela
Parma, Accademia di Belle Arti, donato dall’autore a Maria Luigia nel novembre 1831
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Joseph Rebell Vienna 1787 – Dresda 1828
Burrasca al chiaro di luna nel golfo di Napoli, 1822
Olio su tela
Donato dall’autore a Maria Luigia, in Galleria dal 1826
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Joseph Rebell Vienna 1787 – Dresda 1828
Burrasca al tramonto presso i faraglioni di Capri, 1823
Olio su tela
Donato dall’autore a Maria Luigia, in Galleria dal 1826
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Francesco Scaramuzza Sissa (PR) 1803 – Parma 1886
Silvia e Aminta, 1829
Olio su tela
Parma, Accademia di Belle Arti, saggio di pensione inviato da Roma nel 1829
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Ferdinando Felice Maria Storelli Torino 1778 – Parigi 1854
Paesaggio boschivo, 1817 circa
Olio su tela
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33. LE COMMITTENZE A SOGGETTO RELIGIOSO
Enrico Barbieri Parma 1818 – 1888
David con la testa di Golia, 1844
Olio su tela
Parma, Accademia di Belle Arti, saggio di pensione inviato da Roma nel 1844
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Giovanni Riccò Parma 1817 – 1873
San Giovanni implorante, 1839-40
Olio su tavola
Parma, Chiesa di San Ludovico, Collezioni civiche – Pinacoteca Stuard, deposito del Comune di Parma
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Giocondo Viglioli San Secondo (PR) 1809 – Parma 1895
Gesù crocifisso, 1839-40
Olio su tela
Parma, Chiesa di San Ludovico, in Galleria dal 1869
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Bernardino Riccardi Parma 1814 – Roma 1854
Vergine Addolorata, 1839-40
Olio su tavola
Parma, Chiesa di San Ludovico, in Galleria dal 1869
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Francesco Scaramuzza Sissa (PR) 1803 – Parma 1886
San Giovanni Battista nel deserto, 1828
Olio su tela
Parma, Accademia di Belle Arti, saggio di pensione inviato da Roma nel 1828
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Luigi Marchesi Fontanelle (PR) 1825 – Parma 1862
La sagrestia della chiesa di San Giovanni a Parma, 1857
Olio su tavola
Acquistato da Carolina Buathier de Mongeot, vedova Marchesi, nel 1875
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34. L’OTTOCENTO E IL MITO DI CORREGGIO
Antonio Allegri detto il Correggio Correggio (RE) 1489 circa – 1534
Compianto su Cristo morto, 1524 circa
Olio su tela
Parma, abbazia di San Giovanni Evangelista
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Antonio Allegri detto il Correggio Correggio (RE) 1489 circa – 1534
Martirio dei santi Placido, Flavia, Eutichio e Vittorino, 1524 circa
Olio su tela
Parma, abbazia di San Giovanni Evangelista
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Bottega parmense
Primo quarto del XVI secolo
Ancona d’altare
Legno intagliato e dorato; olio su tavola
Parma, Abbazia di San Giovanni Evangelista
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35. LE PALE DEL CORREGGIO
Johan Anton Poch (Pock) Starno (Boemia) 1780 – Milano 1842
Maria Luigia distribuisce i premi agli scolari dell’Accademia di Belle Arti di Parma, 1821
Olio su tela
Accademia di Belle Arti, in Galleria dal 1999
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Giovan Battista Callegari Parma 1785 – 1855
Carlo Raimondi Bocche di Cattaro (Montenegro) 1809 – Parma 1883
Paolo Toschi Parma 1788 – 1854
Vergine Assunta in gloria e Apostoli (copia da Antonio Allegri detto il Correggio, particolare della cupola del Duomo di Parma), 1840
Acquarello su carta
Parma, Accademia di Belle Arti
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Giovan Battista Callegari Parma 1785 – 1855
Carlo Raimondi Bocche di Cattaro (RE) 1809 – Parma 1883
Paolo Toschi Parma 1788 – 1854
Secondo gruppo di Apostoli (copia da Antonio Allegri detto il Correggio, particolare della cupola del Duomo di Parma), 1840
Acquarello su carta
Parma, Accademia di Belle Arti
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Giovan Battista Callegari Parma 1785 – 1855
Carlo Raimondi Bocche di Cattaro (RE) 1809 – Parma 1883
Paolo Toschi Parma 1788 – 1854
Terzo gruppo di Apostoli (copia da Antonio Allegri detto il Correggio, particolare della cupola del Duomo di Parma), 1840
Acquarello su carta
Parma, Accademia di Belle Arti
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Carlo Raimondi Bocche di Cattaro (RE) 1809 – Parma 1883
Paolo Toschi, 1845
Acquarello su carta
Parma, Accademia di Belle Arti
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Antonio Allegri detto il Correggio Correggio (RE) 1489 circa – 1534
Madonna col Bambino e i santi Gerolamo e Maddalena detta Madonna di san Gerolamo o Il giorno, 1526-1528
Olio su tavola
Parma, chiesa di Sant’Antonio
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Antonio Allegri detto il Correggio Correggio (RE) 1489 circa – 1534
Riposo durante il ritorno dalla fuga in Egitto detta Madonna della scodella, 1528-1530
Olio su tavola
Parma, chiesa di San Sepolcro
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36. IL MITO BORGHESE DELL’ARTISTA
Francesco Pescatori Parma 1816 – 1849
Autoritratto di terza con barba castagna e capelli scuri, 1846-1849
Olio su tavola
Acquistato dall’avvocato Gandolfi nel 1881
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Francesco Pescatori Parma 1816 – 1849
Madonna col Bambino sotto una piccola abside e sopra un alto trono, adorata da san Giuseppe Colasanzio, fondatore degli Asili d’Infanzia, e da diversi fanciulli cantori, 1842
Olio su tela
Parma, Asili d’Infanzia, in Galleria dal 1878
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Giovanni Gaibazzi Parma 1808 – Parma 1888
Autoritratto, 1845-1850
Olio su tela
Acquistato nel 1921
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Giovanni Gaibazzi Parma 1808 – Parma 1888
Federico Borromeo in preghiera, 1839
Olio su tela
Parma, Chiesa di San Ludovico, in Galleria dal 1869
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Giorgio Scherer Parma 1831 – 1896
Alcibiade si avventa contro i soldati di Farnabaso, 1856
Olio su tela
Accademia di Belle Arti, in Galleria dal 1938
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Giorgio Scherer Parma 1831 – 1896
Interno di uno studio di pittore, 1856
Olio su tela
Acquistato nel 1920
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Cletofonte Preti Taneto (RE) 1842 – Parma 1880
Autoritratto, 1875 circa
Olio su tela
Venduto alla Galleria da Foscherina Zanelli vedova Preti nel 1887
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Cletofonte Preti Taneto (RE) 1842 – Parma 1880
Toilette, 1866
Olio su tela
Accademia di Belle Arti, vinto alla Società di Incoraggiamento dal Ministero dell’Istruzione Pubblica nel 1866
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Maria Callani Milano 1778 – Parma 1803
Autoritratto, 1803
Olio su tavola
Parma, Collezione Gaetano Callani 1839
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Ignazio Affanni Parma 1828 – Fidenza (PR) 1889 – Parma 1889
Autoritratto, 1870-1880
Olio su tavola
Parma, Acquistato da Enrico Peracchi nel 1891
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Ignazio Affanni Parma 1828 – Fidenza (PR) 1889 – Parma 1889
La figlia di Jefte, 1862
Olio su tela
Parma, Accademia di Belle Arti (saggio di pensione inviato da Firenze nel 1862)
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37. COLONIALISMO, ORIENTALISMO, GLOBALIZZAZIONE
Alberto Pasini Busseto (PR) 1826 – Cavoretto (TO) 1899
Una carovana che pernottò in un’oasi e preparasi alla partenza, 1864
Olio su tela
Accademia di Belle Arti, donato dall’autore nel 1864
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Alberto Pasini Busseto (PR) 1826 – Cavoretto (TO) 1899
Rovine di un tempio nel deserto, 1864
Olio su tavola
Vinto nel 1864 alla Società di Incoraggiamento del Ministero della Pubblica Istruzione e donato alla Galleria
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Cecrope Barilli Parma 1839 – 1911
Contadinella (Piccola giardiniera), 1873
Olio su tavola
Donato dall’autore nel 1887
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Cecrope Barilli Parma 1839 – 1911
Vendemmia, 1882
Olio su tela
Donato dall’autore nel 1906
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Cecrope Barilli Parma 1839 – 1911
Autoritratto, 1896 circa
Olio su tela
Acquistato da Arnaldo Barilli nel 1924
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Cecrope Barilli Parma 1839 – 1911
Ritratto di Francesco Scaramuzza, 1883-1885
Olio su tela
Donato dall’autore alla Galleria nel 1890
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Amedeo Bocchi Parma, 1883 – Roma, 1976
Le tre sorelle, 1916
La colta, 1916
Donato dall’autore 1970
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La saggia, 1916
Acquistato nel 1923
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La folle, 1916
Donato dall’autore 1970
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Amedeo Bocchi Parma, 1883 – Roma, 1976
Fanciulla in viola, 1913
Olio su tela
Acquistato nel 1914
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Amedeo Bocchi Parma, 1883 – Roma, 1976
Gonna rossa, 1931
Olio su tavola
Donato dall’autore 1976
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Amedeo Bocchi Parma, 1883 – Roma, 1976
Annunciazione, 1920
Olio su tela incollata su legno
Donato dall’autore 1976
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Amedeo Bocchi Parma, 1883 – Roma, 1976
Ritratto del fratello Nando, 1913
Olio su tela
Acquistato nel 1914